mercoledì 10 ottobre 2012

Alan Lomax: Cristoforo Colombo From U.S.A.


 
Luglio 1954. Sciacca. Agrigento. Un pulmino Volkswagen si ferma vicino al molo. Un uomo grande e grosso sale su una tonnara accompagnato dal suo vecchio e malandato registratore Magnecord. Il suo nome è Alan Lomax. 
Mediterraneo. Mare Blu. Da mesi nemmeno un tonno è caduto nella trappola sottomarina; da quasi un anno i pescatori non ricevono la loro paga e intonano a gran voce i loro canti intorno all’argano, battono i piedi nudi sulle tavole, simulando le convulsioni mortali di una dozzina di tonni.  Cantano i piaceri del letto che li attende a riva e infamano il proprietario della tonnara, chiamandolo pescecane.
Alan Lomax ascolta e registra. Sta per scoprire un nuovo mondo. Sta per compiere il viaggio più bello della sua vita.



Alan Lomax è nato in Texas nel 1915 e l’amore per la musica lo ha preso in famiglia. Suo padre è un musicologo e a diciott’anni il giovane Lomax inizia ad accompagnarlo nelle sue ricerche incentrate sulla musica e la tradizione orale. Tra il 1933 e il 1942 attraversa gli USA per registrare le musiche e canti sia dei bianchi che vivono nelle zone depresse dei Monti Orzak e degli Appalacchi che dei discendenti degli schiavi deportati dall’Africa. Grazie a lui è stato possibile ascoltare la musica di personaggi quali Woodie Guthrie, Pete Seeger, Skip James, Son House, Lead Belly. Viene scoperta la musica folk e blues americana. 
 
 “Senza di lui forse non ci sarebbe stata l’esplosione del blues e neppure i Beatles, i Rolling Stones, Bob Dylan e i Velvet Undreground”. [ B. Eno]
 
 Alan Lomax è alla ricerca del blues e a differenza di quanto pensano i musicologi del tempo si accorge che l’Italia ha la tradizione di musica popolare più interessante d’Europa.
Folgorato dai canti siciliani, in compagnia dell’etnomusicologo Diego Carpitella mette in atto un produttivo Grand Tour italico alla ricerca di pescatori, marinai, contadini, mondine, pastori, artigiani da mettere davanti ai microfoni.





"cantilene marinare siciliane, del tipo cantato un centinaio di anni fa dai marinai inglesi e americani, e che non mi ero mai sognato di sentire; la musica delle launeddas sarde, il più brillante strumento popolare europeo, che mille e più anni prima di Cristo apre la storia musicale italiana se non europea; canti della mietitura, come quelli ascoltati in Spagna e in Corsica, ma più antichi e assai più belli; maggiolate, lamenti funebri, ninnananne, canti nuziali, ì meglio conservati e i più rari che avessi mai inteso in venti anni di raccolta". [A. Lomax]     

In Italia le registrazioni restano ignote. Lomax pressa i dirigenti Rai per convincerli a creare stazioni radio di musica locale. Non va a buon fine. La radio italiana, fedele al suo obbligo nei confronti dell'industria musicale americana strombazza pop e jazz americano giorno dopo giorno nelle ore di maggiore ascolto. Nasce il festival di Sanremo. Viene tolto tutto ciò che è arrabbiato, dà turbamento o è strano. Il progresso economico e sociale lentamente cancella la cultura popolare. Lomax cristallizza questa memoria legata alle sottoculture locali, fa emergere l'opressione esercitata dalla cultura dominante.
Scopre il blues italiano.

"L'hanno chiamata l'età dell'ansia, ma forse sarebbe meglio definire la nostra epoca "secolo del blues", in onore del malinconico genere musicale nato intorno al 1900 nel delta del mississippi. Il blues è da sempre un modo di essere, prima ancora che un tipo di musica. [...] Tutti cominciamo a sperimentare la malinconica insoddisfazione che appesantiva i cuori dei neri del delta del Mississippi: un senso di anomia e alienazione, l'assenza di radici e antenati; la sensazione di essere merci più che persone." [A. Lomax]
 
 
 



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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