sabato 1 dicembre 2012

Tupi or not Tupi, that is the question




 
Amazzonia.
Rio delle Amazzoni.
Penne variopinte.
Tatuaggi e pittura del corpo.
Tupinambà.
  



 

 
 
 
 
 
 
 
 
Mutilazioni ornamentali.
Tapajos, Xingu, Tocantins.
Brasile precoloniale.
Manioca e mais.
Tupi.
Le popolazioni Tupi sono in costante guerra tra loro.
I vincitori mangiano parti del corpo dei prigionieri di guerra.
Le assimilano, le assorbono, raggiungono la divinità.
 
 

Antropofagia.

Magia e religione.

Cannibalismo rituale.

 
 
 
 
Nel XVI secolo i coloni portoghesi conquistano la regione amazzonica.

 
La bontà d’animo dei coloni cristiani considera le pratiche antropofaghe disumane.

I Tupi vengono sterminati, decimati dalle malattie, resi schiavi, rintanati nelle riserve.
 
Nasce il Brasile.

 
 
 
 
 Nel 1928 il poeta Oswald De Andrade firma il manifesto antropofago.
 
"Tupi or not tupi that is the question".
 
La frase rivendica il diritto dei Tupi di papparsi un simbolo dell'Europa colonizzatrice:
 
Shakespeare
 
 
Secondo il movimento antropofago il Brasile deve divorare la cultura straniera a favore della valorizzazione di quella brasiliana.
 
Un cannibalismo culturale per creare un’ energia nuova derivante dall’assimilazione di altre entità.

 
Anni sessanta.
Il Brasile si trova assediato da una dittatura militare.
Nasce il tropicalismo.
 
 
Caetano Veloso, Gilberto Gil, Os Mutantes, Tom Zè, Gal Costa, Nara Leao, Rogerio Duprat, Torquato Neto, José Carlos Capinan, Maria Bethania, Helio Oiticica.

Una cerchia di ragazzi ribelli dalle idee allucinate e apparentemente sconclusionate, ma non certo innocue.



Una generazione inguardabile e inascoltabile per i benpensanti, che si getta a capofitto sul mondo.
 
Lo mangia, lo assorbe.
 
Si muove tra cultura locale e suggestioni eterodosse.
 
Si nutre di tutte le società.
 
 



Musica, teatro, arte, poesia.
 
 
 
Antropofagia.
 
Arte e provocazione.
 
Cannibalismo culturale.
 
Oswald De Andrade nel cuore.
 Tropicalia .


Un magma culturale innovativo, con le radici ben affondate nel passato.
Fagocitare e rigurgitare una materia nuova, meticcia, libera, dinamica.
 
Ispirarsi a tutto per creare qualcosa di nuovo.

Un frullatore culturale.


Bossa nova, fado, Joao Gilberto e Tom Jobim, musica africana, poesia concreta, dadaismo, psichedelia, rock ‘n’ roll, moda yè-yè, antielitarismo, estetica e impegno sociale, arti figurative, teatro, radio e tv, satira, promiscuità fisica e culturale.

“Proibido proibir”.
 

Nel 1967 la stramba combriccola “mangia- cultura” pubblica un disco :

Tropicalia ou Panis et Circencis.

Canzoni deliranti e lisergiche, ma legate alla musica tradizionale brasiliana e sensibili nei confronti della povertà e disperazione in cui versa la maggior parte del paese.

Una musica nuova.

Una musica shakerata e geniale.

Il manifesto tropicalista.



I ragazzi sanno che in Brasile, sulla scorta delle radici africane, la musica ha un ruolo sociale e culturale superiore a quanto accade nel resto del mondo e decidono di penetrare nel basso ventre della società.

Entrano nelle radio, nella televisione.

Diventano popolari. 

Una situazione intollerabile per la giunta militare al potere.
Nel Dicembre del 1968 Veloso e Gil, i due leader del movimento tropicalista, vengono incarcerati.

Dopo mesi di soprusi e intimidazioni scappano a Lisbona, per trovare poi asilo a Londra.
 


In Brasile la filosofia tropicalista viene portata avanti soprattutto dai Mutantes e il loro carnevale fuzz, ma anche loro avranno vita breve.  

                        
Negli anni settanta la dittatura allenta la mano.
 
Il panorama all’interno del paese si presenta diverso.
 
L’esperienza tropicalista è finita.
 
Non importa.
 
 




 


L'embrione è germinato nelle viscere della cultura popolare brasiliana.
 
 Niente è più lo stesso.
 
 Il seme è penetrato nel ventre dell' Europa 
 
 L’Europa colonizzatrice è stata mangiata.
 
Il popolo Tupi ha avuto la sua rivincita.
 


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